Tre ragioni scientifiche per cui andare al Museo ci rende più felici

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Tre ragioni scientifiche per cui andare al Museo ci rende più felici
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Redazione

Marta Pizzolante con questo intervento ci offre tre motivazioni per frequentare mostre e musei. Lo fa da una prospettiva non proprio comune, quella dello studio degli effetti biologici e psicologici, benefici per la nostra persona. Un modo chiaro, puntuale ed accattivante di incentivare la fruizione della cultura.

Lo sanno bene gli addetti ai lavori, ne sono profondamene certi gli appassionati e, in fondo in fondo, lo intuisce anche chi non si definisce un grande cultore delle esperienze estetiche. Andare a vedersi una bella mostra – è risaputo – oltre che accrescere il nostro personale bagaglio di conoscenze, è un potente booster di endorfine, i famosi neurotrasmettitori della felicità.

Ma c’è una ragione scientifica dietro a tutto questo? Un nuovo studio di Cotter e Pawelski del Positive Psychology Center (University of Pennsylvania), pubblicato sul Journal of Positive Psychology, ce ne fornisce addirittura tre.

1 – Un antidoto allo stress

È esattamente come quando ci si reca dal medico per farsi prescrivere un farmaco. In caso di lieve stress, causato da sovraffollamento di pensieri, persone e situazioni particolarmente difficili da gestire, la ricetta recita che la cura potrebbe essere andare a vedere una bella mostra d’arte. Diversi studi scientifici, infatti, hanno esaminato gli effetti di una visita ad un museo d’arte sugli indici clinici e di autovalutazione relativi alla salute mentale e fisica degli spettatori.  Nello specifico, è stato rilevato che le visite ai musei d’arte sono in grado di ridurre potentemente i livelli di stress. Il cortisolo, un ormone associato alle risposte allo stress, comunemente usato come marcatore biologico dei suoi livelli, è stato trovato in minori quantità nelle persone, dopo aver fatto visita ad un Museo (Clow & Fredhoi, 2006; Grossi et al., 2019).

2 – Positive “vibes”

Un focus interessante ed intrigante della ricerca scientifica psicologica in campo artistico è l’indagine delle risposte emotive alle opere d’arte e alle esperienze estetiche (Pelowski e Akiba, 2011; Silvia, 2005). Gran parte di queste ricerche enfatizza il ruolo delle emozioni estetiche esaminando in che termini le opere d’arte sono in grado di influenzare il benessere emotivo soprattutto in popolazioni specifiche, come quelle composte da individui affetti da demenza, disturbi cognitivi o nella popolazione anziana (Herron & Jamieson, 2020; Thomson et al., 2018). La partecipazione a mostre d’arte e a workshop di produzione artistica è stata dimostrata essere in grado di accrescere la quantità di emozioni positive provate da queste categorie di persone. (Camic et al., 2016; Roberts et al., 2011; Schall et al., 2018; Thomson et al., 2018). In particolare, il coinvolgimento provato durante tali attività è stato associato ad un aumento dei sentimenti di spensieratezza, allegria (Thomson et al., 2018) e felicità (Michalos & Kahlke, 2010): l’individuo riportava sentimenti di sollievo, coinvolgimento e gratificazione (Herron & Jamieson, 2020) durante tutto il tempo trascorso all’interno del museo o mentre produceva piccoli manufatti artistici (Camic et al., 2016).

3 – Il senso di connessione

In ultima istanza, la ricerca ha esaminato il ruolo del museo in termini di engagement e immersività. Il coinvolgimento dato dalla visione di una mostra artistica è stato positivamente associato a livelli maggiori nella percezione di connessione con gli altri (Roberts et al., 2011), ad una più elevata inclusione sociale (Herron & Jamieson, 2020) e minori sentimenti di disconnessione sociale (Koebner et al., 2019). Per alcuni, visitare il museo d’arte può aiutare rafforzare il cosiddetto capitale sociale (Newman & McLean, 2004), aiutando le persone a creare connessioni con altre persone che hanno interessi simili (Bourdieu, 1997; Putnam, 2000).

Come fare a ottenere tutto ciò? Semplicemente decidendo di andarci. Che sia in solitudine o in compagnia di qualcuno (caldamente consigliati per le prime esperienze i tour guidati delle mostre), il consiglio è sempre quello di iniziare. D’altronde, come afferma lo psicologo positivista Martin Seligman “Le arti e le discipline umanistiche ci aiutano a resistere alle tempeste della vita, ma più di questo, possono aiutarci a guidarci verso la progettazione di nuove possibilità su come immaginiamo e creiamo esistenze più appaganti e relazioni sociali più solide.”

Autore

Marta Pizzolante

Tricase (Le), 1997. Laureata in Psicologia presso l’Università degli studi di Milano-Bicocca. Specializzanda in Neuroscienze Cognitive, conduce la sua ricerca in ambito neuroestetico, studiando il rapporto tra arte, scienza e nuove tecnologie. Scrive per alcune testate giornalistiche di settore come ARTRIBUNE e ArtsLife.

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Di Marta Pizzolante

Biografia

Marta Pizzolante

Tricase (Le), 1997. Laureata in Psicologia presso l’Università degli studi di Milano-Bicocca. Specializzanda in Neuroscienze Cognitive, conduce la sua ricerca in ambito neuroestetico, studiando il rapporto tra arte, scienza e nuove tecnologie. Scrive per alcune testate giornalistiche di settore come ARTRIBUNE e ArtsLife.

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